Come aumentare l'autostima

Come aumentare l’autostima: i consigli di un esperto

“Nessuno può farvi sentire inferiori senza il vostro consenso”, diceva Eleanor Roosevelt consegnandoci, di fatto, un punto di partenza cruciale per ogni tipo di ragionamento che coinvolga autostima e fiducia in se stessi, concetti che, fraintesi, possono determinare ansie, frustrazioni e, nei casi più gravi, addirittura forme depressive.
Per capire non solo come aumentare l’autostima, ma come instaurare un rapporto più sano con noi stessi approfondiamo insieme la questione evidenziando anche alcuni consigli utili.

Autostima, una definizione per capire

uomo dfepresso

Per autostima, si intende l’idea, l’immagine o la convinzione che ognuno ha di se stesso. Un’identità che si costruisce negli anni e sulla quale influiscono in maniera significativa l’educazione familiare, il contesto ambientale e culturale in cui si vive, nonché l’interpretazione che noi diamo ai fatti che ci accadono.

Stima, deriva di fatto dal latino “estimare” che significa valutare, determinare il valore di qualcosa o di qualcuno. Facciamo l’esempio di un immobile che viene valutato in base a due criteri: le sue caratteristiche intrinseche (la struttura in sé, l’età di costruzione, la qualità dei materiali ecc.) e le qualità esterne (l’esposizione, la posizione geografica, il tipo di quartiere). Questi due criteri determinano il suo valore sul mercato. Allo stesso modo, la nostra personalità ha un valore determinato, da un lato, sulla base delle nostre qualità personali, caratteriali e, dall’altro, dalla risposta e dall’apprezzamento che la società ci restituisce rispetto a queste nostre qualità.

Per chiarire questo concetto, può essere utile risalire ai primi studi sull’autostima da parte dello psicologo americano William James che la definiva come il rapporto tra il “sé” percepito e quello ideale. Detto in altre parole: se ciò che io sono realmente, si avvicina o realizza l’ideale che ho di me stesso, ho una buona autostima. Se invece ciò che sono non mi piace, perché non riesco a raggiungere l’ideale che voglio essere, entrerò in conflitto e quindi avrò disistima di me. Ma chi costruisce l’ideale? Lo costruisco io stesso sulla base di valori esterni a me, quelli cioè decisi e valorizzati dal “mercato”, dall’ambiente, dalla cultura e dalla società a cui appartengo. Se c’è conflitto, ne deriva una forma di insoddisfazione che definiamo “problema di autostima”.

Il problema di autostima? Una costruzione culturale

autostima specchio

Il “problema di autostima”, però, è un falso problema, creato ad hoc negli Stati Uniti, durante gli anni Settanta: una vera operazione di marketing dell’identità e di consumismo della personalità. Per spingere le persone ad acquistare determinati beni materiali, è stato introdotto il concetto di status symbol, che rappresenta e identifica il valore personale con un “oggetto”: sei ciò che possiedi.

Il concetto di bassa autostima è dunque funzionale a questo meccanismo, poiché incita la persona a conformarsi a modelli esterni, cioè caratteristiche psicologiche, stili di comportamento, stili di vita, professioni, carriere, relazioni affettive, eccetera, che spesso non gli appartengono e nei quali non si riconosce.

Tutte le operazioni di marketing ci spingono a farci diventare una persona di successo, e a convincerci del fatto che senza il successo non siamo nulla. E questo crea problemi, sentimenti di inadeguatezza, insicurezze soprattutto nei giovani che sono spaventati, frustrati, spesso paralizzati o pentiti delle scelte fatte.

La “trappola dell’autostima”

Il “problema dell’autostima” è dato per scontato e non esiste di per sé, ma fa la ricchezza di tutti coloro che organizzano seminari e corsi di formazione. In realtà, però, è difficile pensare che si possa costruire una buona autostima in un solo week end. Il vero problema è che non siamo più capaci di vedere e accettare noi stessi così come siamo con i valori e le virtù a noi connaturate.

Come nasce la bassa autostima?

famiglia felice autostima

La risposta è sempre nell’infanzia: ci insegnano subito a paragonarci a qualcun altro, a un modello ideale rispetto al quale cui ci si sentiamo sistematicamente inferiori. I bambini imparano a valutare se stessi in base al valore dato dai genitori, da ciò che dicono di loro, da come li giudicano.

Appellativi come buono, cattivo, bravo, birbante o disordinato sono giudizi di valore esterni che rimangono impressi nella memoria e che verranno rinforzati dai successivi giudizi degli insegnanti su cui si costruisce un’identità che poi sarà difficile cambiare. Quindi è proprio la famiglia e successivamente la scuola che possono favorire la costruzione di una buona base di fiducia e sicurezza personali: l’autostima si costruisce fin da bambini.

“Bassa autostima”: quali conseguenze a livello psicologico?

L’elemento cruciale che rende la questione dell’autostima un problema concreto è che questa trappola ha delle conseguenze reali. La persona, concentrandosi su obiettivi che non rispecchiano la sua naturale personalità, impegnandosi a raggiungere un “Io” ideale che in realtà non è, vive un malessere profondo, ansie da prestazione, insicurezze, frustrazioni, stress che possono sfociare in psicosomatizzazioni anche gravi.

Tra gli effetti di una disistima personale abbiamo:

  • senso di inferiorità rispetto agli altri;
  • insicurezza;
  • paura di sbagliare;
  • difficoltà nel rapportarsi naturalmente con gli altri;
  • ansia;
  • preoccupazione;
  • problemi di coppia;
  • difficoltà a parlare in pubblico;
  • paura di essere giudicati;
  • sensi di colpa;
  • frustrazioni;
  • paura di perdere gli altri;
  • gelosia eccessiva.

Esistono, tuttavia, alcuni consigli e suggerimenti che possiamo seguire affinché la stima di noi stessi sia più realistica e meno negativa di quanto può esserlo oggi.

Come aumentare l’autostima: tre suggerimenti

donna felice autostima

Riprendendo la citazione iniziale di Eleanor Roosevelt, qualsiasi disistima è anche una nostra responsabilità perché siamo noi ad autorizzare qualcun altro a determinare il nostro valore. Quindi, è da noi che dobbiamo ripartire.

Accettare sé stessi per quello che si è

Il primo passo da compiere per aumentare l’autostima è imparare ad accettarsi con i propri pregi e difetti, indipendentemente da ciò che si fa e dal successo ottenuto nella vita, anche in termini materiali. Di fatto dovremmo scardinare quel meccanismo per cui giudichiamo noi stessi sulla base del risultato delle nostre azioni. Siamo ipnotizzati da un modello di efficienza, fondato sul successo tangibile, sul primato sociale e sulle conquiste. Dovremmo, invece, iniziare un percorso di riflessione interiore che ci conduca a scoprire i desideri veramente nostri, i valori veramente nostri, i sogni che vorremmo realizzare veramente nostri e non indotti o presi da altri.

La domanda a cui rispondere è: “Cosa voglio veramente?”

Liberarci dai “patti di fedeltà”

Questo percorso di introspezione oltre ad aiutarci ad individuare, a smascherare i condizionamenti familiari che ci sono stati trasmessi in maniera inconsapevole, ci è utile per scoprire l’esistenza di patti di fedeltà, con uno dei nostri genitori o con qualche componente del nostro sistema familiare.

Si tratta di legami fortissimi che possono portarci al successo e alla realizzazione, oppure indurci a mettere in atto forme di autosabotaggio piuttosto pericolose. Spiegando meglio, se una persona ha un genitore che ha sofferto molto nella vita e ha cercato il successo invano, boicotterà ogni occasione di benessere per rimanere fedele a chi ama e non perdere il suo amore.”  Quindi la domanda da porsi in questo caso è: “Ciò che voglio e desidero è veramente mio o di qualcun altro?”

Lo psicologo Bert Hellinger con le sue Costellazioni familiari e la Psicogenealogia hanno ormai da tempo rilevato questi legami e proposto anche il modo per liberarsene.

Riappropriarsi di una buona immagine di sé

uomo sicuro di sè

Un profondo lavoro introspettivo aiuta quindi a scoprire, o riscoprire, la propria vera identità e  riappropriarsi di una buona immagine di se stessi.

Un modo efficace è quello di porre attenzione al dialogo interno. Pensiamo a tutte quelle volte in cui siamo soli e parliamo con noi stessi. Spesso ci diciamo frasi depotenzianti che costruiscono e rinforzano un’autosvalutazione costante. Ad esempio quante volte ci siamo detti: “Non ce la farò mai, lei è meglio di me, tanto è inutile, guarda come sono brutta, grassa, invecchiata, ecc.”

Anche qui, la domanda potrebbe essere: “Chi mi diceva queste cose? Chi sta parlando dentro di me?” Una volta riconosciuta questa voce negativa, dovremmo avviare un “dialogo interno riparativo”, respirando e correggendo il pensiero in modo diverso e propositivo.

Concludendo, dovremmo pensare a ciò che noi vogliamo davvero e a ciò che ci fa stare bene. L’obiettivo finale è raggiungere una buona stima personale perché siamo noi a darcela riscoprendo e valorizzando ciò che siamo e non ciò che gli altri si aspettano da noi. Uscire dalla trappola dell’autostima a tutti i costi, significherebbe iniziare a vivere con più leggerezza, con più calma e soprattutto a modo nostro.

Se avete trovato interessante questo articolo e siete interessati alle tematiche psicologiche, vi consigliamo di leggere il nostro approfondimento sul burn out, ovvero la sindrome di stress da lavoro, un altro problema sempre più diffuso, ma cruciale da affrontare. Lo conoscete?

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